A Cascina Cappuccina i giovani con disabilità intellettiva sono accompagnati nel diventare adulti in tanti modi diversi, a seconda del progetto di vita studiato con ognuno. Costruire un futuro vero vuol dire trovare un lavoro o almeno un impiego che dia significato al proprio tempo. Avere amicheamici con cui condividere. Con cui uscire dal nido, sperimentando che effetto fa vivere fuori casa

Un sogno che abbiamo realizzato con La Casa di Robi,  per proporre l’autonomia abitativa migliore ai giovani pronti per sperimentarla. Ragionando insieme su ogni dettaglio per renderla bella, comoda, funzionale. E anche facile da gestire insieme. 4 camere doppie, 2 camere singole, 4 bagni, la lavanderia, una grande sala per le attività e una cucina bellissima per stare insieme, costruita su misura dai nostri falegnami. Aperta alla  luce e al cortile grazie alle pareti vetrate.

Una casa ideale per verificare le sintonie tra amici, possibili futuri coinquilini. Per imparare tutto quel che serve per vivere da soli. Cura personale e degli spazi comuni. Rispetto delle persone e delle cose: l’autonomia come responsabilità in pratica. Per migliorare insieme agli amici con cui si è già fatto un pezzo di strada. E con l’aiuto e la supervisione degli educatori, che intervengono in modo mirato, sempre più leggero. Fino al momento in cui si è pronti a farlo con interventi ancora più light.
Il Politecnico di Milano, in collaborazione con Fondazione Triulza, ha scelto La Casa di Robi come esperienza eccellente con cui costruire un’app per ricordarsi come fare bene le cose, divertendosi: una gara a migliorarsi che non finisce mai!

La Casa di Robi piace moltissimo anche grazie all’ ambiente solidale e sereno, dove le situazioni con cui ci si confronta sono variegate e interessanti.  Vivere da soli apre la strada a un’ulteriore evoluzione, con percorsi di vita e soddisfazioni crescenti.  

Stare insieme e divertirsi, godersi il tempo libero come tutti: aperitivi, feste, concerti… C’è compagnia, c’è movimento, anche grazie all’offerta culturale del Circolo Cascina Cappuccina. In cui l’attenzione all’inclusione viene declinata in tutti i dettagli. Un’altra invenzione sociale che fa la differenza. 
Per guardare al futuro con occhi nuovi.

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I migranti che hanno il permesso di soggiorno possono restare in Italia per un tempo variabile, a seconda della tipologia e della durata del documento e del rinnovo.

il Ministero dell’Interno, insieme ai comuni, finanzia i SAI: Servizi di Accoglienza e Integrazione, gestiti dalle cooperative sociali, grazie ai quali adulti, qualche famigliaminorenni soli ricevono vitto, alloggio e beni di prima necessità. Di norma per sei mesi.

Lezioni di italianoriferimenti sanitari, socialilegali. E poi la scuola e la formazione professionale

Un punto di partenza per ambientarsi e conoscere il territorio d’arrivo. Un primo passo importantissimo per l’economia del Paese e della Lombardia, per cui queste persone, se ben inserite diventano la soluzione principe per la mancanza di manodopera, in costante peggioramento.

Che Eureka sia accreditata dalla Regione per la formazione e l’inserimento lavorativo è un grande vantaggio. Anche per l’educazione finanziaria, cruciale per tutti (ancor più per le donne, per quanto poche)

Il lavoro dei nostri educatori inizia dalle storie dei nuovi arrivati, che vengono calibrati sul qui e ora: per imbastire un progetto di vita che abbia le gambe per camminare, a partire dal lavoro, bisogna capire chi sono queste persone, cosa sanno fare, su cosa si può puntare. Ma anche cosa c’è qui, per loroQuali sono i settori che cercano personale? Quali corsi portano nuovi posti di lavoro?

Qui mancano muratori, operai, manovali… Certo i tempi e i margini sono più che risicati e con gli arrivi in crescita a volte bisogna inventarsi soluzioni che proprio non ci sono. Soprattutto quando non vengono concessi i prolungamenti dell’accoglienza.

Per i ragazzi per fortuna si allunga il percorso educativo e di formazione professionale.  Un altro punto di forza di Eureka che li aiuta a mettere radici.

Oggi i migranti arrivano soprattutto dal Nord AfricaEgitto, Marocco, Tunisia. Ma anche da Bangladesh ePakistan. Dall’Afganistan chi è riuscito a scappare prima dell’arrivo dei talebani ce l’ha fatta, gli altri… Le altre, soprattutto. Pensare alle donne, alle bambine rimaste là è terribile. Abbiamo seguito un ingegnere che lavorava per il Governo italiano. E’ salito su uno degli ultimi voli da Kabul. Sua moglie e i 5 figli, 3 femmine e 2 maschi, sono rimasti a terra. Finalmente ha avuto il ricongiungimento familiare e ora sono tutti insieme. Qui. 

Lui fa l’operaio adesso, ma è contento. Un lieto fine anche per noi, che li abbiamo visti ritrovarsi. Al sicuro.

Nata nel 1993, la Cooperativa Sociale Eureka è un fiore all’occhiello del non profit lombardo e italiano. 

Nel 2004 Eleonora Bortolotti, presidente e fondatrice di Eureka, viene premiata con il prestigioso Germoglio d’oro della Fondazione Marisa Bellisario, il più importante network femminile del merito del nostro Paese, per la qualità e l’innovazione dei servizi family.  

Contemporaneamente Eureka entra nella rosa delle prime trenta imprese italiane guidate da donne(Assefor Camere, Donne al Timone).

Oggi Eureka ha superato i 10 milioni di euro di fatturato e le 500 socie, l’87% delle quali sono donne. 
Ha una forte reputazione etica riconosciuta, costruita grazie alla qualità dei servizi (soddisfazione sempre sopra il 95%), all’elevata professionalità, all’investimento costante in ricerca e innovazione e a un’organizzazione su misura per armonizzare vita personale e professionale

Oltre 50 mila persone hanno usufruito dei nostri servizi.

INTERVISTA AD ELEONORA BORTOLOTTI. VITA MAGAZINE GIUGNO 2004

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La Cooperativa sociale Eureka è stata costituita il 28 gennaio 1993 ed è iscritta al Registro delle imprese come impresa sociale dal 19 febbraio 1996. Puoi consultare lo Statuto cliccando qui.

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C’era una volta, e c’è ancora, una “signora delle comete”. Amalia Ercoli Finzi, prima donna italiana laureata in Ingegneria aeronautica, mamma di cinque figli e della Missione Rosetta, consulente delle più importanti agenzie aereospaziali, non ha dubbi sull’educazione e le discipline STEM. In diverse interviste alla domanda su cosa regalare a una bambina per appassionarla alla scienza risponde: il Meccano! Perché devono montare e smontare le cose… “Purtroppo oggi c’è il concetto che per avviare qualunque macchinario basti schiacciare un bottone, invece bisogna incoraggiare bambine e bambini a sperimentare come funzionano le cose, aprendole e magari rompendole” raccontava a Repubblica qualche anno fa.

Qualche anno fa, qui a Eureka!, abbiamo intrapreso il progetto per un nuovo gioco e abbiamo inventato il Mecchegno. Frutto della collaborazione tra pedagogiste e falegnami, studiato nelle dimensioni per garantirne la maneggevolezza, adatto per essere utilizzato a terra e su tavolo da bambini di diverse fasce d’età. La scelta del materiale non poteva che essere il legno naturale, privo di elementi tossici.

Lo abbiamo sperimentato con successo con i bimbi dei nostri nidi e con i bambini della scuola dell’infanzia Bambini Bicocca, raccogliendo l’entusiasmo della professoressa Susanna Mantovani, Professore Onorario di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Milano-Bicocca, che ha rilasciato una specifica Certificazione Pedagogica: Mecchegno “apre a molteplici modi in cui utilizzare i pezzi che si hanno a disposizione sia liberamente che partendo dalle istruzioni. Attrae bambine/i inizialmente per la possibilità di avvitare e svitare utilizzando le chiavi inglesi di legno”. Pezzo dopo pezzo, il Mecchegno si arricchisce di nuove opportunità di invenzione e costruzione.

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A.S.S.E.MI, azienda sociale sud est Milano, sta promuovendo la rete di accoglienza per l’emergenza Ucraina raccogliendo le disponibilità di privati, imprese ed enti a mettere a disposizione alloggi propri per l’accoglienza di profughi Ucraini. Puoi consultare direttamente l’avviso pubblico e accedere al form predisposto per presentare la disponibiltà di unità abitative.

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E’ ancora molto diffusa l’idea che la violenza abbia a che fare, in qualche modo, con una predisposizione “naturale” propria dell’uomo. Questa idea, oggi riconsiderata nel suo statuto di ipotesi, è sostenuta dal riconoscere i comportamenti aggressivi come fenomeni legati ad un istinto primordiale che permane nell’evoluzione della natura e dell’essere umano.

Negli anni Ottanta del secolo scorso, la questione fu posta in occasione dell’Anno Internazionale della Pace. Su invito dell’Unesco, un numeroso gruppo di studiosi, provenienti da diversi parti del mondi e specialisti di varie discipline, si riunì per analizzare “le più pericolose e distruttive attività della nostra specie, la violenza e la guerra”.

Le conclusioni emerse dal confronto multidisciplinare diedero vita alla Dichiarazione di Siviglia sulla violenza del 1989. Gli studiosi espressero il loro accordo in cinque Proposizioni che possono essere così riassunte: non è scientificamente corretto affermare che la tendenza alla guerra sia una eredità che ci proviene dal mondo animale, che i comportamenti violenti, e quindi la guerra, siano programmati geneticamente nella natura umana, che l’evoluzione umana abbia selezionato il comportamento aggressivo a discapito di altre forme di coesistenza, che gli uomini abbiano un “cervello violento”  e che la guerra sia riconducibile a un istinto.

Ricordare oggi gli argomenti e le conclusioni sancite dal documento dell’Unesco significa richiamare alla responsabilità per promuovere e progettare la cultura della Pace, a tutti i livelli, istituzionale, collettivo e individuale. Noi pensiamo che sia nostra responsabilità agire come educatori, convinti che la scuola, a partire dall’infanzia, sia una grande occasione di confronto e di crescita personale. La pace si può apprendere e, quindi, si può insegnare poiché “la stessa specie che ha inventato la guerra può inventare la pace”.

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Cosa cambia? Dal primo marzo 2022 entrerà in vigore il nuovo strumento di sostegno economico alle famiglie per i figli a carico: l’Assegno unico e universale, dal settimo mese di gravidanza al ventunesimo anno di età.

Vediamolo da vicino.

L’intento alla base della ristrutturazione dei sostegni alla genitorialità, come si legge nella comunicazione del Ministero dell’economia e delle finanze è riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno, insomma razionalizzare le risorse e erogarle in modo equo. L’assegno unico sostituirà, con un’unica prestazione, il premio alla nascita e l’assegno di natalità, più noti come Bonus Mamma domani e Bonus Bebè. Inoltre, non vedremo più in busta paga le detrazioni fiscali per i figli a carico e gli assegni familiari (AFN). Potremo, invece, ancora accedere al Bonus Nido e all’Assegno di maternità concesso dai Comuni e a carico dell’Inps.

L’assegno Unico tende a premiare la genitorialità su base universalistica, nel senso che riconosce un beneficio per ogni figlio a carico a prescindere dalla condizione lavorativa dei genitori, che siano dipendenti, autonomi, disoccupati o percettori di Reddito di Cittadinanza. E a prescindere dalla situazione reddittuale.

Infatti, lo strumento di verifica per la modulazione dell’importo da erogare è l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente che misura, oltre al reddito, la condizione patrimoniale. Ma, anche in assenza di questo indicatore, o con un ISEE superiore a 40.000 €, l’assegno minimo è previsto per chiunque ne faccia richiesta per il proprio nucleo familiare dove vi siano minorenni oppure maggiorenni al di sotto dei 21 anni, impegnati in un percorso di studio o di formazione al lavoro. Non avremo più, quindi, le detrazioni fiscali per i figli non autosufficienti concesse, ad oggi, fino ai 24 anni.

Attenzione alle scadenze: se facciamo la domanda entro giugno 2022 riceveremo anche gli arretrati calcolati a partire da marzo. Per le domande presentate dal 1° luglio in poi, invece, la prestazione decorre dal mese successivo a quello di presentazione. Le domande devono essere inoltrate attraverso la procedura online sul sito INPS, in autonomia o con l’assistenza di un CAF.

Difficile capire all’avvio della riforma se sarà effettivamente un sostegno equo per ogni situazione e per ogni fascia di reddito.

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Il 2020 è stato un anno molto difficile. L’emergenza sanitaria legata alla pandemia Covid -19 ha imposto la chiusura in presenza, per diversi mesi, dei servizi educativi e, in parte, di quelli assistenziali che non si  non si sono fermati ma hanno progettato e promosso iniziative on-line mantenendo così costante il supporto e la relazione con i piccoli e grandi utenti e le loro famiglie e riuscendo a garantire un’alta qualità di servizio.

Sono proseguite con regolarità le attività di manutenzione del verde, della falegnameria e tutte quelle dei servizi Info nell’ambito dell’Assistenza Familiare.

La valutazione dell’attività svolta è sostanzialmente positiva e ci ha permesso di consolidare nei territori dove operiamo collaborazioni molto significative. Coerente con la propria mission Eureka! continua a realizzare servizi per le persone in sintonia con il momento storico e con l’evoluzione del mondo del lavoro e della famiglia.

Il Bilancio Sociale 2020, scaricabile qui, è stato approvato l’8 maggio 2021 da parte dell’Assemblea dei Soci.

Il Bilancio Economico 2020 è scaricabile qui.

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