Approfittiamo di questo periodo di “sosta forzata” per dedicare più tempo all’alimentazione riflettendo sul fatto che è una grande fonte di benessere. Possiamo contrastare molte malattie e migliorare le difese immunitarie che sono preziose in questo particolare momento! La nostra attenzione sarà rivolta ai cibi ricchi di vitamine antiossidanti, come pesce, frutta secca e fresca, legumi, cereali e spezie.  Lasciamo da parte i cibi pronti, ultra processati, prefritti, precotti, merendine, bibite e snack e prepariamoci ad una spesa corretta.

  • Mirtilli, arance, kiwi, banane sono una miniera di vitamine, la frutta con i suoi antiossidanti è preziosa per mantenere alte le difese immunitarie. È necessario mangiarne almeno 2 porzioni al giorno. Anche la frutta secca, noci, pinoli, pistacchi, mandorle contengono tantissimi minerali: selenio, zinco e rame. Ricche anche di vitamina E e Omega 3 . Venti grammi al giorno sono l’ideale!
  • I legumi, oltre a sostituire benissimo la carne, sono ottimi protettori dell’intestino, come le verdure da consumare almeno 2-3 volte al giorno cambiando ad ogni pasto il colore. Tra i tanti elementi contengono anche ferro.
  • Ferro e vitamina C vanno assunti insieme per essere assimilati dal nostro organismo.
  • I cereali integrali contribuiscono al benessere intestinale che assicura un buon equilibrio delle difese immunitarie. Grano saraceno, avena, farro e orzo sono anche naturalmente ricchi di fibre, sali minerali e acidi grassi essenziali. Per beneficiare delle loro proprietà occorre mangiarne 80 grammi tutti i giorni.
  • Il pesce azzurro (alici, sardine, sgombri), sono ricchi di Omega 3 indispensabili per sostenere il sistema immunitario. La dose consigliata per gli adulti è di almeno 100 grammi due volte a settimana. Un recente studio, realizzato dal Norwegian Seafood Council (NSC), ha rivelato che oggi si assume in media una quantità di prodotti ittici molto inferiore rispetto a quella consigliata.
  • La curcuma, la cannella, lo zenzero aiutano a equilibrare le difese immunitarie aggiungiamone un pizzico alle nostre pietanze!
  • L’aglio è ricco di allicina e ha effetti antibiotici e antifungini. Mangiato crudo, per esempio, per condire pesce o carne, è perfetto per prevenire raffreddori e dare energia.
  • Fermenti lattici. Presenti nello yogurt, ripristinano l’equilibrio della flora intestinale da cui dipende un buon funzionamento delle difese immunitarie.
  • Lievito di birra. Assunto crudo o secco, come integratore, è ricco di ferro, zinco e selenio, una combinazione di minerali ad attività stimolante per il sistema immunitario.

Iniziamo la giornata con una colazione diversa, siamo a casa e godiamoci il risveglio con  un Muesli fatto da noi!

GRANOLA AI FIOCCHI D’AVENA

Dosi per 6 persone :  200 gr. di fiocchi d’avena integrali, 100 gr. di miglio soffiato,100 gr di noci , 80 gr. di sciroppo d’acero, 50 gr. di semi di zucca, 50 gr. di acqua e 50 gr. di olio di girasole.

Tritare grossolanamente la frutta secca, versare in una pentola l’acqua, lo sciroppo d’acero e l’olio per pochi minuti, fino a che gli ingredienti si mescolino. Versare i fiocchi di avena, in una ciotola capiente aggiungere le noci tritate  e lo sciroppo, amalgamare gli ingredienti e trasferire gli ingredienti in una teglia rivestita da carta da forno. In forno per 20-30 minuti a 180° girando spesso la granola perché non si bruci e non si attacchi ma diventi dorata. Una volta pronta e raffreddata può essere conservata in un barattolo di vetro per una settimana.

GRANOLA AL GIOCCOLATO FONDENTE

Dosi per 6 persone: 300 gr. di fiocchi di riso, gr 60 di mandorle spellate, 80 gr. di sciroppo di riso,2 0 gr. di semi di girasole 50 gr. di acqua e 50 gr. di olio di mais, 70 gr. di cioccolato fondente, ½  cucchiaino di estratto di vaniglia, cannella in polvere.

Procedere nella preparazione come per la granella ai fiocchi d’avena, unica variazione: tritare a scagliette il cioccolato e aggiungerlo alla fine prima di inserire nei barattoli la granola.

L’ideale per gustare queste preparazioni è aggiungerle allo yogurt o al kefir alimenti ricchi di probiotici indispensabili per aumentare le difese immunitarie.

Dott.ssa Dietista Gisella Giovannetti

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C’era una volta, non molto tempo fa, una giovane cavalla molto bella che s’innamorò di un signor stallone, con tanto di medaglie da campione, ambitissimo. Due splendidi esemplari equini, di quella razza lusitana, originaria del Portogallo, che vanta tra i suoi cugini i Purosangue arabi e i cavalli berberi. Due genitori in ottima salute che per circa undici mesi avrebbero atteso la nascita di un magnifico puledro. Non si nascondevano l’un l’altra aspettative e ambizioni. Il figlio o la figlia sarebbero stati in grado di proseguire, come da tradizione, la loro naturale abilità ed eleganza nelle gare di Dressage. Disciplina difficile questa, perché richiede la perfetta esecuzione di complicate figure. Nella disciplina del Dressage è fondamentale il binomio cavallo e cavaliere. I Lusitani lo sanno bene, e forse è stabile nel loro DNA il carattere generoso e collaborativo, l’indole paziente, il temperamento coraggioso e molto equilibrato.

In breve tempo il loro amore fu noto nel circondario. Agli inizi del giugno 2016 la Cascina di Carpiano, dove vivevano vicino alla città, era in attesa, si contavano i giorni, si monitorava la luna, si preparava la stalla: il parto è un evento delicato e, per i cavalli, rapido. La madre, già esperta, era pronta. Come quasi sempre accade per gli animali da preda, avvenne nel cuore della notte. Con la luna a illuminare i prati. Un paio d’ore di contrazioni, uomini e cavalli in disparte perché, tutti lo sanno, la madre ha bisogno di tranquillità. Alla rottura delle acque lei è sdraiata, raccoglie le forze per le ultime poderose spinte, trenta minuti, non di più, ed ecco: zampe anteriori protese, tra le zampe la testa, ora sì, interviene “l’ostetrica” per liberare il nasino al più presto. Un’ultima spinta ed è fuori, umida e tremante nasce Luna. Senza troppe difficoltà. Rimane appiccicata alla mamma. Ancora un’ora per vedere la cucciola reggersi sulle proprie gambe, malferma e sbuffante. Perché di solito così succede, i puledri così fanno, nascono pronti alla corsa. Allora perché Luna no?

Non è normale, esclama qualcuno. Il muso è troppo piccolo, la mascella un po’ deforme, e le gambe non la reggono! Una delusione? Forse per qualcuno. Ma lei non è destinata a grandi prestazioni sportive, non si esibirà per l’orgoglio dei suoi parenti. La mamma lo comprende e continua a baciarla. Lo comprendono anche i dottori. Per Luna realizzano “scarpette” speciali, fatte apposta per lei. Avrà bisogno di più tempo, dicono, ma ci sono buone speranze. E così è stato. Anche noi abbiamo capito, abbiamo atteso lo svezzamento e con fiducia e l’impegno amorevole di tutti, veterinari compresi, l’abbiamo adottata: guardatela oggi pascolare con i suoi amici asini, con la sua nuova famiglia, in Cascina Cappuccina. Se fosse stata un anatroccolo potremmo dire che è diventata un cigno!
Morale della favola? La impariamo ogni giorno, impegnandoci per una cultura dell’accoglienza che sconfigga i pregiudizi su ciò che è normale e ciò che non lo è.

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Mai sentito parlare di ortoressia? E’ un termine che deriva dal greco antico, composto dalla parola ortos, giusto, corretto, e dalla parola orexia, appetito. Se ne parla ufficialmente da circa vent’anni per indicare quello che oggi viene considerato un disturbo alimentare: l’ossessiva e maniacale ricerca del “cibo sano”. Non è il caso nostro, anche se periodicamente rischiamo di cadere nel tranello. Al contrario, ripensare molti luoghi comuni ci aiuta per adottare stili di vita e scelte alimentari più consapevoli. A partire dalla fonte della vita, l’acqua.

Non si deve bere acqua durante i pasti.

Spesso lo diciamo anche ai nostri bambini. Ma attenzione, l’acqua è fondamentale anche a tavola, nella giusta quantità. E’ vero che bere troppa acqua può diluire i succhi gastrici e rallentare così il processo di digestione, ma è altrettanto vero che un corretto apporto di acqua garantisce un migliore funzionamento dello stesso processo perché migliora la consistenza dei cibi solidi. Per questa ragione, nei nidi di Eureka, i bambini, anche piccolissimi, trovano sulla tavola i loro bicchieri e le piccole brocche. Possono bere quando ne sentono la necessità. Proprio come Rita Antonioli li ha ritratti nella fotografia scattata in un nostro nido.

L’acqua in bottiglia è più sicura dell’acqua del rubinetto.

Falso e, potremmo dire, tendenzioso. Infatti è difficile affermare anche il contrario. Dal punto di vista della sicurezza per la salute, infatti, sono entrambe controllate dagli Organi di governo e di tutela competenti (Ministero della Salute e ATS), come afferma l’Istituto Superiore di Sanità. La differenza è un’altra. l’acqua potabile è un diritto universale dell’uomo e questo diritto deve garantirne la disponibilità per tutti, nei luoghi di vita e di lavoro. L’acqua minerale imbottigliata, invece, è una libera scelta dei consumatori. Teniamo in considerazione l’impatto ambientale: costi di produzione e di riciclo o smaltimento della plastica, e i costi dovuti all’imballaggio e al trasporto.

L’acqua potabile deve essere priva di sostanze chimiche.

No. Deve essere priva di sostanze nocive. Spesso associamo il temine “chimico” al concetto di tossico. Ma se pensiamo che gli elementi chimici sono ciò di cui è formata la materia comprendiamo meglio come molte sostanze chimiche siano non solo utili ma spesso necessarie al corretto funzionamento del nostro organismo. Elementi come calcio, potassio o magnesio sono funzionali ai nostri processi metabolici tanto quanto il cromo, il rame, lo zinco o il manganese. Ciò che fa la differenza sono le quantità che dovrebbero essere sempre e doverosamente monitorate come prescritto dalle normative sulla potabilità dell’acqua.

L’acqua del rubinetto favorisce la formazione di calcoli.

Spesso definiamo “pesante” l’acqua di casa, e associamo questa caratteristica alla presenza di sostanze come il calcio, un minerale presente in abbondanza in natura e nelle nostre ossa sotto forma di carbonato. Eliminato ogni dubbio sull’importanza di questo elemento, è utile sapere che acque “leggere” o oligominerali non sono la soluzione. Dovremmo stare molto più attenti al consumo di proteine animali: la migliore cura preventiva, infatti, è alimentarsi con una dieta corretta, sana e equilibrata. I calcoli sono formazioni solide presenti nelle urine e possono essere normalmente espulsi prima che raggiungano dimensioni pericolose. Il primo consiglio nelle terapie di tutti i tipi di calcolosi renale è l’assunzione di adeguate quantità d’acqua (due o tre litri al giorno), senza temere la presenza del calcio. In bottiglia o in caraffa, fa bene!

Una scelta consapevole dovrebbe essere fondata sulla conoscenza: sappiamo valutare la presenza o meno di un elemento e la sua influenza sulla nostra salute? Probabilmente no. Allora riapriamo i libri di chimica e biologia e informiamoci un po’ di più partendo da fonti attendibili, cercando di evitare dannosi allarmismi.

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La perdita della forza fisica, la memoria che vacilla, le forme che si appesantiscono, i capelli che si diradano, le rughe, insomma, i segni inequivocabili del trascorrere del tempo: l’organismo cambia nelle sue funzioni e nell’aspetto. Diventare vecchi non piace a nessuno, specialmente quando questa fase della vita è accompagnata dalla perdita di autonomia. E quando, spesso, purtroppo, significa solitudine. Oltre ai capelli si diradano anche le relazioni sociali, ci si sente isolati in una società che faticosamente cerca di recuperare il senso di dignità dell’età “improduttiva”.

E’ così anche per gli animali? Se Brandon e Lizzy potessero parlare sapremmo cosa ne pensano un cavallo e un’asina. A guardarli oggi, tra gli spazi verdi di Cascina Cappuccina, non sembrano per nulla avviliti, nonostante gli acciacchi e l’età.

Brandon ha quasi trent’anni, praticamente un ultra novantenne. E’ arrivato da noi, a Melegnano, due anni fa. Non era di bell’aspetto ed era sotto peso, con una storia di solitudine alle spalle. Naturalmente lo abbiamo adottato. E’ ancora soggetto a infezioni alle orecchie che pazientemente si lascia medicare. Grazie alle cure del veterinario e dei nostri educatori ha ripreso una sorta di placido vigore. Non riesce a masticare, come accade ai vecchietti, si nutre con cibo per anziani ma continua ad apprezzare il sapore del fieno e delle carote, strappa, succhia, impasta, sbava…cosa non bella da vedere ma lui è felice.

Lizzy ha poco meno di vent’ anni e viene dalle montagne sopra il lago d’Iseo. Viveva insieme ad un cavallo e con una certa libertà di girovagare nei boschi. Quattro anni fa l’abbiamo incontrata in un momento di particolare fragilità, aveva un’infezione alle orecchie e una dermatite acuta. Purtroppo la proprietaria non riusciva più a prendersene cura. Adottata anche lei. Non era certo bellissima con il suo mantello spelacchiato, ma la sua buona indole e la sua esperienza con gli umani non è sfuggita ai nostri operatori. Ha imparato a lasciarsi curare e si è subito rivelata un’autorevole capobranco. E’ lei, infatti, il punto di riferimento per Pisolo, Pablito, Alissa e Renato, l’ultimo degli asinelli, nato in Cascina. Formano uno straordinario team che collabora con gli educatori di Eureka nelle attività di svago e nei progetti di Attività Assistita con gli animali, rivolti a bimbi, anziani e a persone con diverse fragilità.

I bambini, in particolare, imparano da Brandon e da Lizzy la ricchezza che si cela sotto un corpo invecchiato o malato, sperimentano la dolcezza di una carezza che da ristoro e comprendono cosa significhi prendersi cura, dell’asino, del cavallo, e del nonno.

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In questo spazio dedicato alla salute e alla sana alimentazione, vorremo fare un po’ di chiarezza su miti e proverbi che parenti, amici o i programmi TV ci vogliono far passare per verità, e che, invece sono spesso falsi, inutili o nel peggiore dei casi dannosi.

  • Mangiare pesce fa bene alla memoria perché contiene fosforo. FALSO!

Questo è un vero e proprio “pesce d’aprile”. Prima di tutto la relazione fosforo-memoria è un luogo comune da sfatare. Il fosforo ha altre importanti proprietà: serve per la formazione delle ossa e dei denti, come costituente del sistema nervoso sotto forma di fosfolipidi e per fornire energia alle cellule. Inoltre ci sono diversi alimenti che contengono maggiori quantità di fosforo rispetto al pesce, come le uova, le noci, le nocciole, i cereali integrali, i legumi, alcuni formaggi, lo yogurt, la carne, l’olio di oliva. Cibi che permettono di assimilare meglio questo minerale rispetto al pesce. Il qui pro quo nasce dal fatto che Il rapporto tra consumo di pesce e sviluppo del sistema nervoso dipende non tanto dal fosforo, quanto dalla quantità di grassi cosiddetti “buoni”, gli Omega 3, presenti nelle sue carni. www.Humanitas.it

  • Il latte è un ottimo antidoto se si è ingerito una sostanza tossicao velenosa. Attenzione può essere addirittura pericoloso!

Il latte può interagire con il veleno ingerito (es. detersivi, detergenti) aggravando l’intossicazione. Nei casi d’ingestione di sostanze tossiche è bene non bere niente, ma mettersi immediatamente in contatto con il Centro Antiveleni più vicino o andare al Pronto Soccorso!

  • Per prevenire l’osteoporosi consumare latte per introdurre più calcio…ancora non si sa!

L’osteoporosi è una malattia multifattoriale, su cui incide la ridotta capacità di assorbimento intestinale, la menopausa, la scarsità di movimento e di esposizione ai raggi solari, l’utilizzo di alcuni farmaci. Per un’alimentazione sana è più opportuna, rispetto al latte, la scelta di yogurt e formaggi fermentati, consigliati «in ragione del basso contenuto di zuccheri, dei benefici apportati alla flora intestinale, dei possibili effetti antinfiammatori indotti da alcune sostanze probiotiche e protettivi nei confronti delle malattie cardiovascolari». https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/ginecologia/il-toccasana-contro-losteoporosi-non-e-il-latte

  • La carne rossa fa buon sangue: FALSO!

È una credenza tipica dei nostri nonni. Dal punto di vista dell’apporto proteico e del contenuto di ferro, tutte le carni sono uguali. Le carni bianche, rispetto a quelle rosse, presentano un più basso contenuto lipidico e sono raccomandate rispetto a quelle rosse. Il pesce ha lo stesso contenuto di ferro delle carni.

  • Un bicchiere di vino rosso a pasto protegge dal rischio di alcune malattie: non è del tutto esatto.

Secondo alcune ricerche, i soggetti abituati ad un regolare e moderato consumo di vino rosso a bassa gradazione alcolica sembrerebbero essere più protetti dal rischio di malattie cardiovascolari. Chi è astemio, tuttavia, può trovare gli stessi benefici attribuiti alla presenza di polifenoli e sostanze antiossidanti in una grandissima varietà di prodotti ortofrutticoli, quindi in realtà consumando buone quantità di frutta e verdura si è ugualmente protetti da rischi cardiovascolari senza bere alcool che comunque è una sostanza tossica per il fegato.

Queste sono solo alcune delle credenze e dei falsi miti della nostra cultura in ambito alimentare. Ce ne sono molti altri che riguardano per esempio l’acqua del rubinetto o la frutta o la cottura dei cibi! Insieme esploreremo questo mondo per sfatare credenze antiche o modaiole.

Articolo redatto dalla Dietista dott.ssa Gisella Giovanetti in collaborazione con Laura Bortolotti.

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L’Unione Europea si è espressa con chiarezza in risposta all’emergenza planetaria causate dalle varie forme di inquinamento e avvelenamento dell’ambiente. L’obiettivo di riduzione dei rifiuti ha preso un respiro ampio e ambizioso individuando nel modello dell’economia circolare “l’anello mancante” per un cambio radicale nei sistemi di produzione e consumo.

Nel 2015 il Primo Vicepresidente della Commissione UE, Frans Timmermans, responsabile per lo Sviluppo sostenibile, affermava che “Il nostro pianeta e la nostra economia non sopravviveranno se continueremo a seguire i dettami del “prendi, trasforma, usa e getta”. Le risorse sono preziose e vanno conservate, sfruttandone al massimo il potenziale valore economico. L’economia circolare si prefigge di ridurre i rifiuti e proteggere l’ambiente, ma presuppone anche una profonda trasformazione del modo in cui funziona la nostra intera economia. Ripensiamo il nostro modo di produrre, lavorare e acquistare: creeremo nuove opportunità e nuovi posti di lavoro.” Con questi presupposti l’Europa si è dotata di un quadro di riferimento generale per guidare la trasformazione.

La Direttiva Europea pubblicata a giugno di quest’anno1 risponde al bisogno urgente di trovare “una soluzione per la crescente produzione di rifiuti di plastica e per la dispersione di rifiuti di plastica nell’ambiente in cui viviamo, in particolare nell’ambiente marino”. E ciò con lo scopo di attuare una strategia perché la produzione e l’utilizzo dei prodotti si inserisca nel modello di economia circolare che prevede la progressiva eliminazione dei prodotti “usa e getta”.

Le direttive europee, ovviamente, si rivolgono, alle nazioni, ai legislatori e agli operatori economici, che hanno l’obbligo di conseguirne gli scopi, ma il cambiamento richiesto riguarda anche le nostre abitudini, il nostro modo di consumare, la nostra capacità di scegliere. Se pur progressivamente, a partire dal 2021, sarà vietata la produzione di alcuni prodotti di largo consumo (dai bastoncini cotonati ai piatti da pic-nic), sappiamo che sul mercato esistono già alternative percorribili che possiamo adottare e promuovere, aiutando la trasformazione prospettata a livello economico e ambientale. Possiamo, con un piccolo sforzo, tracciare la direzione cominciando, come cittadini, genitori e educatori, dalle nostre case e dai nostri asili. Sono davvero molte le possibilità per i prodotti usati da mamme e bambini.

Appena un bimbo nasce, ad esempio, avrà bisogno del pannolino. La scelta, in un’ottica di economia circolare e di sostenibilità ambientale, sembra ovvia, tra pannolini lavabili (oggi molto più comodi dei vecchi ciripà) e usa e getta…Non è così semplice: dati certi e confrontabili non ci sono, studi specifici in Italia nemmeno, o meglio, solo parziali perché i parametri utilizzati sono molti e vari e non tengono conto di tutto il ciclo vitale, dall’estrazione o coltivazione delle materie prime alla dismissione del prodotto: a confronto si può mettere il consumo d’acqua per il lavaggio del pannolino lavabile con quello per la produzione dell’usa e getta, la quantità di energia impiegata o l’emissione di CO2 nelle fasi di produzione e utilizzo di entrambi, il costo ambientale della produzione delle materie prime e quello dello smaltimento dei rifiuti solidi. Come orientarsi allora? Forse utilizzando anche parametri meno scientifici e più di senso, meno economici e più educativi. Trasmettere il valore della cura, del riuso, della condivisione, promuovere il dovere di informarsi, la capacità di essere attori di cambiamento e di fare scelte consapevoli è già una scelta.

1 DIRETTIVA (UE) 2019/904 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO pubblicata in G.U.C.E. L del 12/06/2019 n. 155.

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Leggere è importante. Lo sentiamo ripetere, in diverse circostanze e in vari contesti, da sempre. Ma, quando parliamo di bambini molto piccoli, il come, il quando, e il che cosa è spesso lasciato alla buona volontà e all’improvvisazione degli educatori, siano essi professionisti o genitori alle prime armi.

Eureka! si è posta il problema e ha avviato una stretta collaborazione con il LIEPP1 di Parigi.

Dall’analisi delle ricerche a livello internazionale emerge che la lettura in famiglia è una pratica diffusa ma rara nelle famiglie meno istruite e più povere. Molti genitori pensano anche che non sia praticabile con i bambini in “età da nido”, “mentre sappiamo, al contrario, che iniziare la lettura parentale, cioè all’interno del gruppo familiare, sin dal secondo anno di età è essenziale per lo sviluppo socio-cognitivo ed emozionale del bambino, sviluppo che conosce proprio nella fascia 2-4 anni un momento particolarmente decisivo per la sedimentazione di capacità e atteggiamenti decisivi per le abilità comunicative successive”, come afferma il professor Barone di Sciences Po.

Inoltre, nelle famiglie dove la lettura di libri è praticata, molto spesso questa coinvolge solo la madre (e non il padre o altre figure parentali) e il bambino è relegato ad un ruolo di ascolto passivo, quindi l’interazione genitori-figli è piuttosto limitata e unidirezionale.

La lettura in famiglia, con un approccio dialogico, può invece fare la differenza: potenziare lo sviluppo linguistico dei bambini, ampliare il loro vocabolario, potenziare le loro capacità interpretative e narrative. A loro volta, queste competenze linguistiche sono fattori determinanti per la riuscita scolastica successiva e per la prevenzione degli abbandoni scolastici precoci e dei fenomeni di ritardo e dispersione scolastica.

Da queste premesse ha preso avvio la sperimentazione del Dialogical Reading, la nuova metodologia di intervento di lettura interattiva sviluppata dal LIEPP e collaudata con successo nei nidi gestiti da Eureka. La sperimentazione è stata possibile grazie al progetto Un due tre stella, finanziato da Con i bambini, il fondo che supporta le attività di contrasto alla povertà educativa.

Il primo passo necessario a questo approccio poggia sull’idea che sia necessario informare i genitori dei benefici di un avvio precoce della lettura, estesa alla rete parentale più ampia, spiegarne i benefici e accompagnare questa pratica con laboratori che mostrano concretamente come leggere libri al fine di aumentare il coinvolgimento dei bambini e di arricchire più efficacemente il loro sviluppo linguistico e cognitivo.

I risultati al termine del primo anno di sperimentazione evidenziano un effetto non uniforme: si rileva un incremento non sostanziale delle competenze dei bambini di famiglie italiane e con competenze di vocabolario medie o alte, mentre viene rilevato un effetto più significativo sui bambini di famiglie allofone o bilingui. Il metodo sperimentato, quindi, impatta sulle famiglie meno istruite e con un forte background migratorio, ovvero le famiglie più a rischio di povertà educativa.

1Laboratoire Interdisciplinaire pour l’Evaluation des Politiques PubliquesSciences Po, unità di ricerca di eccellenza finanziata dal Ministero dell’Istruzione francese e riconosciuta a livello internazionale.

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L’economia italiana annaspa, ma Eureka fa eccezione. E anche quest’anno conferma la regola: i conti tornano.

«Siamo diventati più di 400 – spiega la presidente Eleonora Bortolotti -. E abbiamo superato i 10 milioni di euro di fatturato. La strada che abbiamo scelto paga».

Sicurezza e qualità sempre al centro. Un codice etico in evoluzione che mette in pratica i nostri valori nella realtà lavorativa di tutti i giorni. E un investimento fortissimo nellaformazione.

«Vogliamo superare di slancio i confini dell’eccellenza professionale per arricchirci come persone e darci una potenza di trasformazione maggiore. Come possiamo cambiare in meglio la realtà? Lavorare meglio? Essere motori di cambiamento – continua Eleonora Bortolotti – richiede intelligenza, consapevolezza e visione. Una visione sempre più ampia. Che ci fa capire

cosa succede fuori dal nostro piccolo. Dove va la società».

«Condividiamo quello che ci piace. Che ci entusiasma. Che apre la mente. Arte, cultura, spettacoli: abbiamo creato un punteggio che valorizza l’autoformazione. Ci divertiamo a usare creatività e inventiva. A scambiare punti di vista. A stare al passo coi tempi per prevedere cosa fare. E farlo».

Eureka ha investito anche in macchinari strategici e immobili. «Abbiamo comprato un nuovo bellissimo trattore per il gruppo del Verde. Per le risorse umane e l’amministrazione abbiamo assunto nuove persone e acquistato i nuovi uffici in via di Vittorio, di fronte alla nostra sede storica».

Eureka si sta muovendo bene e su fronti diversi: «Stiamo per lanciare Mecchegno – continua la presidente – un gioco meraviglioso per progettare e realizzare arredi e giochi in legno montando e smontando gli elementi componibiliUn gioiellino per bambini e famiglie che racchiude tutta l’esperienza di Eureka e di Xiloidea, la nostra falegnameria creativa».

La rete sociale intessuta a Varese continua a crescere. WeMi e i suoi servizi family friendly, cioè “amici” delle famiglie, anche.

«Per i nidi Milano siamo in attesa dei risultati della gara. Sapremo gli esiti entro luglio. Speriamo di vincere e di restare negli stessi nidi. Siamo entrati a far parte della comunità. Le famiglie contano su di noi: un passaggio importante per cambiare passo. La continuità aiuta tutti a fare meglio e di più. Nel frattempo c’è stato il rinnovo del nostro contratto che prevede un incremento vicino al 6%. Sono contentissima: era ora!».

Mentre scriviamo abbiamo aperto il nuovo nido di Sant’Angelo Lodigiano, con i primi iscritti per l’estate. Ci fa particolarmente piacere offrire un servizio di alto livello in un quartiere con molte case popolari: per le famiglie e i bambini sarà una bella ventata d’aria fresca.

«Speriamo di chiudere un altro capitolo importante – sottolinea Eleonora Bortolotti – la ristrutturazione di Cascina Cappuccina». Complicatissimo l’iter burocratico con enti diversi che comunicano poco tra loro. « Cascina Cappuccina diventerà ancora più bella. Per noi e per gli altri».

Il prossimo anno continuiamo il percorso etico allargandolo a tutta Eureka e iniziando a coinvolgere committenti e genitori. A partire dai nidi.

ASSEMBLEA SOCI 2019

BRUNO MAINO SPIEGA I NUMERI

Eureka ha tenuto al sicuro il posto di lavoro di tutti e trovato un’occasione d’impiego per molte altre persone. Lo ha fatto continuando a crescere e a migliorare. Il fatturato ha superato i 10 milioni di euro. Gli addetti sono saliti a 417, al 95% donne. L’impresa ha tenuto fede a tutti i suoi impegni. Questo vuol dire che ha sempre pagato gli stipendi a fine mese. Ma è riuscita anche ad alzare la posta investendo in macchinari, immobili e conoscenza. Continuando a spendere per la qualità della vita e del lavoro delle sue persone con intelligenza e senza paura.

Il risultato è che ha consolidato il patrimonio e il capitale umano insieme. Facendo leva anche sulle fasce considerate tradizionalmente “deboli” nel mercato del lavoro. In particolare le donne. «La fortuna non c’entra – sottolinea Bruno Maino, il nostro commercialista, spiegando i numeri del bilancio -. Qui si vede la buona gestione dell’impresa andare a toccare tutti gli ambiti. Fino ai minimi dettagli».

L’andamento generale dell’economia e la diminuzione delle spese pubbliche per il welfare sono un “virus” che indebolisce molte imprese sociali e di servizi. Eureka ha scelto di rilanciare con una gestione oculata e saggiaDando gambe ai grandi sogni. Quelli importanti per tutti, come Cascina Cappuccina.

«Facciamo servizi di cura eccellenti, alzando contemporaneamente il Pil e la felicità interna di Eureka – spiega Eleonora Bortolotti – e delle comunitàUsiamo anche i cervelli e le capacità delle donne, su cui vale la pena investire. Per cambiare il mondo servono tutte le intelligenze e le competenze possibili. Vogliamo trovarle, rafforzarle, inventarle se mancano. Non lasciarne a casa la metà. Consolidando l’impresa e il futuro dei figli. La vita e la terra. Insieme».

Economia della conoscenza in pratica. Economia che funziona.

ASSEMBLEA SOCI 2019

COS’E’ L’ETICA?

Cos’è l’etica? Dal greco Ethos: costume, abitudine.

L’etica è la prima cura che si può e si deve avere per la propria vita. È una via di pensiero, di domande, di risposte e di coerenza.

L’etica si cura della condotta umana secondo ciò che è giusto e che non lo è”.

Save the children ONG

Eureka nasce per fare buoni servizi di cura: si occupa di etica tutti i giorni, da sempre. Forse per questo l’idea di approfondire ancora l’argomento è nata dalle coordinatrici dei nidi, le educatrici di una volta, oggi il punto di riferimento delle nuove arrivate. Crescere significa cambiare gruppo di lavoro, avere nuovi colleghi e responsabilità: più diventiamo grandi, più diventa importante condividere la visione pedagogica ed educativa. Un’operatrice che ne sostituisce un’altra sarà una persona diversa con caratteristiche uniche. Ma lo stile Eurekadev’essere comune, come un filo che lega idealmente tutti i gruppi di lavoro. «Il codice etico definisce le modalità per rispettare i nostri valori, ma è soprattutto uno strumento pratico per prevenire il rischio di condotte sbagliate – spiega Cristiana Piloni, coordinatrice responsabile dei nidi -. Un rischio che abbattiamo lavorando insieme, in un’ottica di condivisione e sostegno reciproco. Alla base dei comportamenti lesivi e dei maltrattamenti spesso ci sono la solitudine e il born out degli operatori.  Per questo in Eureka il lavoro di cura è un lavoro d’équipe, che rinforza la trasparenza e la fiducia reciproca».

Chi pensava che il corso non fosse per lui ha cambiato idea. Tutti siamo adulti nei confronti di figli, nipoti, persone più piccole. Tutti lavoriamo con dei colleghi e per gli altri.

I comportamenti sbagliati, quelli da “semaforo rosso” sono i più facili da identificare. Come evitarli? «Con la pratica dell’educazione positiva – hanno risposto Antonella Tedesco e Irene Gullo, coordinatrici di nidi –». Dare fiducia. Valorizzare le risorse e le competenze degli altri. Chiedere aiuto. Essere empatici e comunicare bene… Gli esempi a due voci hanno toccato tutti gli aspetti del nostro lavoro. L’occasione per una veloce radiografia professionale e personale, che ha strappato più di una risata.

Interessante anche la riflessione di Melania Pisanu: «le nostre operatrici – ha spiegato la referente storica di CuraMI, WeMI e Pronto Trivulzio – devono tenere conto di interessi e diritti diversi, a volte in contrasto tra loro. Come quelli dei nonni e delle loro famiglie, delle assistenti familiari e di chi le cerca o ne ha bisogno».

Succede spesso che le aspettative e le richieste nei confronti delle badanti siano eccessive.  Ma a volte sono del tutto fuori luogo, in netto contrasto con i valori dell’operatore che gestisce il servizio. In questi casi la gestione dei rapporti e delle responsabilità reciproche richiede un livello superiore di professionalità  e il codice etico diventa una guida per muoversi nel modo giusto». Un esempio d’attualità è il confine tra gli stereotipi  e i pregiudizi razziali: davvero facile da oltrepassare ».

Il viaggio verso una consapevolezza maggiore nei confronti dei bambini, dei cittadini, dei colleghi, ha portato a questo corso come il primo di una serie di passi per definire il codice etico aziendale. Ora il testimone passa ai singoli servizi. «Nei nidi –conclude Cristiana Piloni – l’anno prossimo, inizieremo a coinvolgere le famiglie e i committenti. Chi entra in contatto con noi sentirà la differenza.

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UN SEGRETO CHE CI FA ONORE

Ci sono cose anche importanti che non si possono comunicare ufficialmente al pubblico.

Quando succede qualcosa di brutto ai bambini piccoli i committenti, le forze dell’ordine, lo scoprono dopo mesi di controlli serrati e intensi. Di video girati di nascosto, che mostrano l’ambiente in cui è successo il fatto in tutti gli aspetti. Lo sappiamo dai giornali. Questo tipo di controlli si fa anche a campione, a scopo preventivo. A noi è successo. L’abbiamo saputo dopo, a verifica conclusa da tempo.

Cos’hanno scoperto filmandoci? Che i nostri comportamenti e agiti educativi sono corretti e tutto è a norma di legge. Nel corso di etica abbiamo imparato che ci sono modi di fare che non sono il massimo per i bambini. Cose che non bisognerebbe fare, ma che a volte capitano. Da noi non è mai successo. C’è commozione in sala. Silenzio. Nessun appunto nemmeno minimo a fronte di un controllo così approfondito è un risultato che ci fa onore. Noi siamo così. Appassionati e leali. Possiamo guardare tutti negli occhi.

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EUREKA PEOPLE

Rita Antonioli non poteva proprio venire. La nostra artista del cuore ha trovato comunque il modo di fotografare gli oltre 300 partecipanti arrivati in Cascina Cappuccina per l’assemblea. Ne è nata Eureka People una serie di scatti fatti per interposta persona da Riccardo Tarantola, con la direzione artistica di Rita.

Fotografa preferita di Patty Smith, Rita Antonioli http://www.aerreimage.com/è premiata e apprezzata in tutto il mondo per reportage, art photography e ritratti d’autore.

Paragonata a Caravaggio, l’ultima mostra quest’anno alla Triennale di Milano. Gli ultimi scatti per il Financial Times.

A noi del sociale, a parte qualche vanitoso, non piace farci fotografare. Non ci interessa la forma. Lei lo sa bene. Perché ci fotografa da anni. Un reportage ininterrotto, uno sguardo sempre attento e rispettoso di tutti. Un segno di stima che vale.

Ha continuato a fotografarci perché ama quello che vede, la storia al servizio del pubblico. Come noi amiamo quello che facciamo. Anche se a volte l’abbiamo fatta penare, lei fotografa che ci mettiamo l’anima. Racconta chi siamo. Come lavoriamo. Facendo vedere anche agli altri il bello che c’è. Che si può fare. Che facciamo. Noi, Eureka people. Ci ha fatto ricordare Gianni Berengo Gardinhttps://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Berengo_Gardin anche lui molto rispettoso. Un uomo eccezionale, con lo sguardo limpido e diretto di chi ha l’anima negli occhi. Venne in Eureka quando entrammo nelle prime 30 imprese italiane guidate da donne. Rimase fuori ad aspettare perché c’eravamo dimenticate che non avevamo campanello. Ci fotografò con bambini e cani, nella confusione di un ufficio già stretto, felice del suo lavoro. Un uomo paziente e garbato, che non faceva capire chi era: il più importante fotografo italiano del XX secolo, uno dei più bravi al mondo. L’abbiamo chiamato poi per chiedergli se potevamo usare le sue foto. Ci invitò ad andare a prenderle a casa sua e ce le regalò. Un vero gentleman.

Questi sguardi d’artista fanno crescere. È una fortuna incrociarli. Vale la pena cambiare. Vale la pena anche di farsi fotografare da persone così.

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Se la storia del formaggio ha una tradizione millenaria, la ricotta non è da meno. Così sembra leggendo la descrizione dell’ingresso di Ulisse nella grotta di Polifemo. Approfittando dell’assenza del rude Ciclope, l’eroe osserva attentamente l’ambiente e non gli sfuggono gli arnesi usati dal primitivo casaro: graticci appesantiti dai caci, secchi e vasi nei quali mungere il latte e boccali traboccanti di siero.

Forse già Omero, circa tremila anni fa, distingueva il formaggio dalla ricotta, sapendo che quest’ultima si ricava dalla parte liquida che si separa dalla cagliata durante la produzione del formaggio, il siero appunto. Nelle produzioni moderne il siero residuo viene riscaldato, cioè ri-cotto, ad una temperatura di circa 80°, ottenendo, per coagulazione, morbidi fiocchi bianchi che si compattano sgocciolando negli appositi contenitori forati.

Considerata nel passato un cibo povero, tipico delle realtà contadine, è oggi molto rivalutata per la sua versatilità in cucina e per la sua qualità nutrizionale.

Le proteine presenti sono ricche di aminoacidi essenziali, cioè di quelle componenti proteiche che il nostro organismo non produce in modo adeguato e che, quindi, dobbiamo introdurre attraverso l’alimentazione. I micronutrienti sono davvero tanti e utilissimi: abbondano i sali minerali come calcio, selenio, fosforo e zinco e sono presenti in quantità significativa le vitamine, soprattutto vitamina A, B2 e B12. Dal punto di vista energetico fornisce un apporto contenuto di calorie, ma contiene una buona quantità dilattosio (attenzione quindi alle intolleranze a questo zucchero).

Si dice che la ricotta sia un alimento magro. E’ vero, rispetto alla maggior parte dei formaggi e a tutti gli altri derivati del latte, ma bisogna tener conto di alcuni aspetti: il siero utilizzato e il tipo di lavorazione. Ci sono in commercio diversi tipi di ricotta e non tutte hanno lo stesso contenuto di grassi, la percentuale varia secondo il tipo di latte utilizzato: quella ottenuta dal latte di bufala è più grassa di quella di vacca e meno di quella di pecora. Inoltre, durante la lavorazione, spesso vengono aggiunti al siero latte o panna per aumentare la cremosità del prodotto, aumentando così il contenuto di lipidi. E’ sempre consigliabile, quindi, leggere l’etichetta che, per legge, riporta la tabella nutrizionale e gli ingredienti. In ogni caso, non dimentichiamo che gli acidi grassi del latte e dei suoi derivati sono prevalentemente di tipo saturo e che si accompagnano a discrete quantità di colesterolo.

FINTO GELATO ALLA STRACCIATELLA

Una ricetta fresca, nutriente, velocissima e decisamente economica. Ideale per la merenda o per un dessert improvvisato. Ingredienti? Due. La ricotta e il cioccolato.

Lavorate la ricotta freschissima con un cucchiaio, per farla risultare ancora più soffice. Riducete in piccoli pezzetti il cioccolato. La scelta di quest’ultimo dipenderà dai gusti dei vostri bambini, ma quello amaro è consigliabile. In questo periodo potrete “riciclare” le uova Pasquali che spesso avanzano e vanno consumate prima dell’arrivo del caldo. Amalgamate gli ingredienti, disponete in ciotoline monodose e mettete a raffreddare in frigorifero. Se lo disponete in un contenitore più grande, una volta raffreddato, potrete ricavare le classiche palline di “gelato”.

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Da diversi anni Eureka porta un contributo alla diffusione dell’educazione alimentare, in tutte le sue aree di intervento, con progetti informativi e con le buone pratiche consolidate nelle cucine degli asili che gestisce.

La collaborazione con gli enti pubblici e con il mondo scientifico ha garantito un aggiornamento e un impegno costanti. Già nel 2014 Eureka è stata riconosciuta come eccellenza per la qualità delle cucine dedicate ai più piccoli nell’ambito del progetto “Pappa e nido”, promosso dall’ASL. Oggi la conferma della validità della direzione intrapresa arriva dal Ministero delle politiche agricole e alimentari e dal Ministero dell’istruzione. La buona notizia è dello scorso febbraio: sono stati assegnati i fondi previsti dal decreto interministeriale[1] per sostenere la qualità biologica nell’alimentazione proposta dalle scuole. Eureka ha ottenuto il marchio di “mensa biologica”, certificato dal Ministero, per ben tre dei quattro nidi premiati in tutta Milano e provincia. Si tratta dei nidi del comune di Peschiera Borromeo gestiti dalla Cooperativa: La bella tartaruga, Il girotondo e La trottola.

Vogliamo qui ribadire l’importanza dell’intervento del Ministero, orientato a promuovere una cultura dell’alimentazione sana e di qualità, partendo proprio dall’ambito dell’educazione. Si favorisce in questo modo una sempre maggiore consapevolezza che dovrà garantire alti standard di qualità alimentare alle future generazioni, coinvolgendo oggi i più piccoli e le loro famiglie.

Sembra proprio, dunque, che l’accordo sia unanime: una alimentazione sana ed equilibrata è fondamentale per lo sviluppo dell’organismo e nella prevenzione e cura delle più comuni patologie.

Ma cos’è un alimento? E come orientarci per riconoscere la qualità dei cibi?

Possiamo definire alimento ciò che l’uomo utilizza per nutrirsi, ma, secondo le moderne teorie dell’alimentazione, ciò che è commestibile non è un alimento se non possiede alcuni requisiti. Un alimento è ciò che contiene almeno uno dei principi nutritivi, essenziali al funzionamento del nostro organismo: carboidrati, proteine, grassi, sali minerali e vitamine. Deve anche avere caratteristiche organolettiche accettabili, cioè deve essere percepito e apprezzato per sapore, odore, colore e consistenza. Altra caratteristica fondamentale è che non contenga sostanze tossiche. E qui il biologico ci viene in aiuto. Un alimento è sano, infatti, quando proviene da una materia prima ben prodotta, da animali allevati o vegetali coltivati senza l’utilizzo di sostanze nocive. E diventa cibo di qualità se è ben preparato, cucinato con metodi che non producano sostanze dannose e che preservino i principi nutritivi, come avviene nelle nostre cucine. Continuiamo così!

[1] Decreto Interministeriale n. 11703 del 29 novembre 2018 “Riparto fondo mense scolastiche biologiche per l’anno 2018”. Gazzetta Ufficiale del 14 febbraio 2019.

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