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Dal Comune di Milano 150 euro alle neo mamme. Il modello è il servizio CuraMi di Coop Eureka.

Buone notizie per le future mamme milanesi con reddito inferiore ai 17mila euro: arriva l’assegno di maternità da spendere in prodotti e servizi convenzionati. 

Si tratta di un contributo pari a 150 euro al mesefino a 24 mesi per le neo mamme/famiglie residenti il cui reddito ISEE non supera 16.954,95 euro. È uno dei primi provvedimenti adottati dalla nuova giunta del Comune di Milano guidata dal Sindaco Beppe Sala.

Il sostegno per i nuovi nati partirà in fase sperimentale il prossimo settembre: le mamme con i requisiti vedranno recapitarsi un primo acconto di 300 euro, pari a due mensilità, che potranno essere utilizzati per l’acquisto di beni di prima necessità in uno dei oltre 100 negozi convenzionati che già accettano i buoni spesa per le famiglie con difficoltà economiche.

Con il 2017, inoltre, ogni neonato milanese, senza distinzione di reddito familiare, riceverà dal Comune un “pacco dono di benvenuto” contenente – insieme a pannolini, omogeneizzati ecc. – tutte le informazioni sulle iniziative a sostegno dei neogenitori attive sul territorio.

Il 1° gennaio 2017 il contributo di 150 euro mensili sarà caricato su una Card per la maternità, sempre della durata di 24 mesi: oltre che per l’acquisto di beni, potrà essere utilizzato anche per l’accesso ai servizi rivolti all’infanzia o per il pagamento di una tata selezionata dal Comune.

I fondi messi a disposizione dal Comune sono pari a 2 milioni di euro, recuperati dal controllo della spesa effettuato nel 2016.

«Il modello a cui ci siamo ispirati – spiega Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Familiari del Comune di Milano – è il progetto CuraMi di assistenza famigliare, nato dalla collaborazione tra il Comune, la Cooperativa Eureka e il Pio Albergo Trivulzio, grazie al quale forniamo alle famiglie che ne hanno bisogno il sostegno di badanti certificate. Per le tate metteremo in piedi lo stesso meccanismo».

Per maggiori informazioni su come presentare la domanda per l’assegno maternità, visitate il sito del Comune di Milano

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Grazie a Fabio, Mustafà e Walter: i papà di alcuni degli oltre 60 bambini che durante la settimana riempiono di giochi e allegria gli spazi della ludoteca di Laveno Mombello. E, naturalmente, grazie a Claudio, Federica e Greta le figure educative della Cooperativa Eureka! che li accolgono. Qui elencati rigorosamente in ordine alfabetico!

Tutti e sei, per un giorno, hanno svestito i propri panni per trasformarsi in imbianchini, regalando un intero sabato alla comunità per rendere la ludoteca ancora più accogliente.
Così, sabato 18 giugno, armati di scale, rulli e pennelli, hanno dato nuovi colori alle pareti e alle future giornate di tutti i bambini e adulti che frequentano la struttura di Laveno.
Una dimostrazione più forte di tante parole del valore che riconoscono al tempo che i bambini passano in ludoteca.
«La disponibilità di un gruppo di genitori a darci una mano è stata immediata – spiega Claudio Binda, coordinatore pedagogico della Cooperativa Eureka, che ha condiviso con loro la giornata di lavoro -, così come la soddisfazione per aver contribuito ad abbellire gli spazi della ludoteca. E il sindaco di Laveno Mombello, Ercole Ielmini, è venuto a ringraziarci per il lavoro fatto a beneficio di tutta la comunità».

La ludoteca di Laveno Mombello è aperta da ottobre a maggio la mattina per i bambini da 0 e 3 anni accompagnati da un genitore o un nonno per giocare e imparare a relazionarsi (servizio denominato “Tempo per le famiglie”). Il pomeriggio accoglie una sessantina di bambini della scuola primaria perché possano giocare e fare i compiti (Servizi di Doposcuola e Posticipo).

Ne ha parlato persino la stampa locale!

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Martedi 21 Giugno 2016, presso A.I.R. in via dei Mille, 1 a Milano, la Cooperativa Sociale Eureka insieme alla Custodia Sociale di Zona 3 organizza un incontro rivolto agli adolescenti per parlare di droga, prevenzione e sicurezza, con Angelo Langè, poliziotto in servizio alla narcotici di Milano,

Angelo Langé sbirro graffitaro, da anni gira di notte le strade di Milano per ingabbiare i pusher. Racconta di vite bruciate e lo fa con il linguaggio del marciapiede, delle scuole, della discoteca; sorride e s’imbestialisce, ma anche no, è una specie di poliziotto funambolico e romanzesco, ironico, buono e antibuonista.

“Questa è la città dell’happy hour e della cocaina, ormai è come se fossero due tradizioni”, dice  “Di tutti, ricchi e belli oppure “scancrenici”, dico che sono soli, e che anche se li stai arrestando la cosa migliore è parlare con loro. Capire perché l’hanno presa, spiegargli che è da sfigati. E loro si aprono, perché in fondo li aiuti a dare un senso a un fallimento, a prescindere che duri una notte o una vita”.

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Per i melegnanesi, Cascina Cappuccina è da sempre un posto speciale. Un’oasi di verde in un’ansa della Vettabbia, alle porte della città, tradizionale meta di passeggiate. Un luogo del cuore che grazie alla Cooperativa Eureka! è tornato a nuova vita.

Nel 2011era poco più di un rudere; oggi, dopo una sapiente ristrutturazione, ospita una serie di servizi alla persona innovativi ed è pronta per accogliere chi cerca un posto alternativo per feste, eventi aziendali, corsi di formazione, celebrazioni e vacanze.

Per festeggiare l’inaugurazione di Cascina Cappuccina, la Cooperativa Eureka! ha voluto regalare ai melegnanesi e a tutte le persone curiose di scoprire questo piccolo gioiello alle porte di Milano una domenica di festa. L’invito è per il 29 maggio ed è aperto a tutti: dal pomeriggio a tarda sera (si inizia alle 16, si terminerà alle 23) bambini, ragazzi, ragazze e adulti potranno visitare la Cascina, divertirsi con giochi e laboratori, far festa a ritmo di musica, familiarizzare con gli animali della fattoria.

Il taglio del nastro è previsto per le 18,30 con il Sindaco di Melegnano Vito Bellomo, affiancato da Eleonora Bortolotti, presidente di Cooperativa Eureka!, e dall’architetto Francesco Spadaro, autore del progetto di ristrutturazione.

Cascina Cappuccina è oggi diventato un posto speciale per molte più persone di prima, grazie ai tanti servizi innovativi e di qualità rivolti alle persone e alle opportunità che i suoi ampi spazi offrono per chi cerca un luogo dove potersi riposare o stare in compagnia.

Il fienile, la mangiatoia, il portico e il cortile sono luoghi ideali per chi vuole far festa. Lo hanno già sperimentato in tanti: ragazzi, neolaureati, sposi, famiglie, ma anche piccoli gruppi e aziende, che hanno apprezzato il confort dei locali ristrutturati della Cascina per organizzare corsi di formazione, convegni o eventi aziendali.

I miniappartamenti ricavati all’interno della Cascina sono a disposizione di chi vuole concedersi a prezzi contenuti una vacanza nel verde alle porte di Milano o per chi è in cerca di una soluzione abitativa temporanea all’interno del Parco Sud e lungo un percorso naturalistico del Wwf.

E poi ci sono i servizi: per i minori, per i disabili, per le persone fragili e le loro famiglie, per chi è momentaneamente in difficoltà e ha bisogno di un supporto per ripartire.

Eureka Verde si occupa dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, anche in partnership con le aziende che necessitano dell’assolvimento degli adempimenti previsti dalla Legge 68 art 14. 

I ragazzi disabili hanno già potuto apprezzare i benefici della onoterapia (la terapia con gli asini) e della pet therapy. Accudire gli asini o sviluppare una relazione con cani appositamente addestrati aiuta i ragazzi a sviluppare la propria attenzione e a migliorare l’autocontrollo arricchendo la sfera emotiva e affettiva.

Il servizio di Facilitazione all’Autonomia permette a persone con deficit cognitivi o comportamentali di rafforzarsi nel percorso verso la conquista della capacità di vivere da soli.

AbitAbile e ProfessionAbile aiutano le persone con disabilità a costruirsi un’esistenza piena, fatta di un lavoro adeguato e di un posto accogliente dove abitare, con la sicurezza di poter contare sugli aiuti che servono quando servono.

L’abitare sociale temporaneo, infine, offre a chi è in un momento di difficoltà o di passaggio un alloggio confortevole dove “rifugiarsi” e recuperare le energie per pianificare con maggior serenità il proprio futuro.

Siete curiosi di scoprire dal vivo Cascina Cappuccina?

Venite alla festa di inaugurazione del 29 maggio.

Per saperne di piu’ su Cascina Cappuccina

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Il 3 maggio scorso si è concluso il corso per badanti della durata di 40 ore organizzato da CuraMi.
Il corso, rivolto a partecipanti che hanno già maturato esperienza nel settore, si prefigge l’obiettivo di trasmettere le nozioni fondamentali sulla professione di assistente famigliare a partire dalla relazione di aiuto con la persona assistita. 

Particolare attenzione è rivolta all’igiene e cura della persona con diversi livelli di autonomia, all’igiene alimentare, all’igiene della casa e prevenzione dei rischi, all’informativa di primo soccorso.

La formazione è condotta da professionisti della Cooperativa Eureka! e dal Pio Albergo Trivulzio di Milano che quotidianamente interagiscono con le assistenti famigliari delle persone in cura.

CuraMi organizza corsi di formazione per assistenti familiari (badanti e baby sitter) in collaborazione con Assisndatcolf (associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro domestico).

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Dal 29 aprile è partita la raccolta fondi #TIFACILITALAVITA, promossa da Eureka! all’interno di un progetto più ampio con capofila L’Impronta Onlus  per finanziare la ristrutturazione di due luoghi di aggregazione sociale. In particolare Eureka! partecipa alla ristrutturazione dello spazio di corso San Gottardo 41, l’altro è in piazzetta Capuana.

Si tratta di due spazi, in cui gli operatori lavoreranno per far conoscere i nuovi servizi, aggregare i bisogni e condividere le soluzioni, oltre che sviluppare la costruzione di relazioni tra le persone anche attraverso l’erogazione in forma condivisa dei servizi, come ad esempio le baby-sitter condivise tra più bimbi di uno stesso quartiere o assistenti familiari condivise tra abitanti dello stesso condominio.

Facile aderire alla raccolta fondi. Basterà collegarsi alla piattaforma Eppela e donare seguendo le indicazioni.

E’ possibile aderire alla raccolta fondi anche partecipando ad alcune iniziative particolari.

La prossima iniziativa in programma sarà giovedì 26 maggio con la Cena #Tifacilitalavita. Il costo della cena è di € 30,00, che andranno a beneficio della campagna #TIFACILITALAVITA.Info e prenotazioni: 
online ipercorsicoop.org
Email: tifacilitalavita@contattaci.com
Tel: 3407871583 – 3468778737 

Per rimanere sempre aggiornato, clicca “Mi Piace” sulla pagina facebook dedicata.

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Una mamma adottiva di solito è un po’ una supermamma, perché passare le forche caudine delle assistenti sociali, delle associazioni e tutta la roulette russa prevista dalla legge italiana non è uno scherzo. E questo vale ancor più per i papà, che sono meno propensi delle donne, in genere, ad affrontare psicologi e interrogatori invasivi.

D’altra parte un bimbo abbandonato ha diritto ad avere dei genitori “skillati” che siano in grado di prendersi cura di lui, consapevoli che i problemi possono essere molti e non banali. Trasformare in punti di forza i buchi neri di un bebè abbandonato sembra meno difficile che farlo con un bambino più grande. Ma non è affatto detto. Anzi, a volte può essere più difficile. E, come tutti i genitori, anche i genitori adottivi non sono mai veramente preparati a quel ciclone chiamato “figli”. E’ la vita. Prepararsi in effetti aiuta. Nel caso dell’adozione dei neonati non c’è ancora una grande cultura in Italia. E questo significa che se adottate un bebè, non sempre “gli esperti del settore” sapranno darvi dei buoni consigli. Vale la pena, come per tutti i genitori, farsi delle basi per poi comprendere cos’è meglio per il proprio bambino e per voi.

Masal Pas Bagdadi è una psicoterapeuta italiana molto nota e di grande esperienza (è nata nel 1938 a Damasco). Ha scritto molti libri, tra i quali “Sono stato nella tua pancia? Come affrontare con intelligenza e creatività le difficoltà tra genitori e figli adottivi“, poi aggiornato negli anni.

Se pensate di diventare genitori o lo siete già, Masal sarà per voi un bel punto d’appoggio. Anche se avete adottato un piccolino. I bambini adottati da neonati non hanno ricordi di istituti, mamme e papà precedenti…. per questi bebè, anche se nati in Italia e presi presto tra le nostre braccia, non è banale comprendere e accettare una realtà che nella loro mente non è mai esistita ed è un argomento da affrontare con grande delicatezza. Senza parlarne per capire come gestire le cose in presenza del proprio figlio, magari mentre dorme in macchina, perché “tanto non capisce”. I neonati e i bambini piccoli non capiscono le singole parole ma sono estremamente percettivi, a volte più di noi. In questo libro Masal, che è stata anche una grande educatrice (a Milano gestiva un suo asilo nido) suggerisce un gioco meraviglioso per aiutare le mamme a rispondere alla fatidica domanda: mamma, ma io sono stata nella tua pancia?

E la mamma potrà raccontare una verità che è una verità del cuore, che cura e lenisce le ferite ricucendole con l’amore….e giocando al gioco della nascita. Per esempio dicendo: no tesoro, non sei nata dalla mia pancia, ma è come se lo fossi. E da lì parte un gioco speciale, tenerissimo che i figli del nostro cuore amano molto. Quanto ho voluto proprio te, desiderato proprio te. Ecco…. esci dalle lenzuola stai per nascere … ecco ci sei! Oh…Sei arrivata, arrivato tra le mie braccia…. aspetta! Fatti contare le dita dei piedini. Che belle manine. Fatti dare un bacino sull’ombelico (gesto molto simbolico) Oh che bambina meravigliosa, come sei bella figlia mia, figlio mio…. E abbracci e bacini e carezze e belle paroline. E coccole e latte. Perché un bambino abbandonato crede sempre che la colpa sia sua. Perché è brutto. O gli manca qualcosa. Allora il vostro gioco e il vostro amore lo aiuterà a riempire un pochino alla volta quel grande buco nero. E lei, o lui, sapranno che voi ci sarete sempre e che per voi è bellissima, bellissimo e si sentiranno “la meraviglia divina” che ogni bambino del mondo è e ha diritto di sentirsi. Se invece vostro figlio è ancora troppo piccolo per parlare con voi a parole e gli date il biberon, attaccatelo al seno, prima, dopo, quando vuole. Tenetelo vicino a voi tantissimo. Portatelo nel marsupio. Massaggiatelo e cantategli canzoni, ninne nanne e filastrocche. Come si fa con tutti i bimbi, ma di più. Senza spaventarvi, dategli tutto il contatto fisico che gli serve. Quando sarà il momento delle domande saprà già che è vostro figlio. Relativamente vostro, perché nessun figlio lo è. E tutti lo sono. Come diceva il grande poeta Gibran, noi siamo l’arco e i figli sono le frecce.

Affronteremo in altri articoli argomenti utili per le famiglie adottive. Masal Pas Bagdadi è un buon inizio perché per via della guerra ha perso la sua famiglia d’origine da bambina (per poi ritrovarla da ragazza), scappando dalla Siria con la sorella grande per salvarsi. Trovato un rifugio sicuro in un kibbutz, privata anche della sorella, ha sofferto molto della separazione ed è stata un po’ adottata anche lei, sebbene in circostanze diverse da quelle di un’adozione “classica” (ma esiste un’adozione classica?). Nella sua autobiografia, ricorda di aver ricevuto in regalo una bambola con la testa rotta, da cui non si separava mai. Ha cucito e ricucito la sua bebè e, con l’ingenuità e la naturalezza di una bambina ha capito che nella vita le cose si possono aggiustare. Forse per questo, sa spiegare e comprendere più facilmente di altri le difficoltà dei bambini adottati e dei loro genitori. E dare soluzioni anche pratiche, come il gioco della nascita.

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Pippi Calzelunghe in Svezia è un’eroina. Ha un parco divertimenti tutto per lei, delizioso, dove i bambini girano mezzi nudi nonostante il clima nordico, con le calze spaiate “alla Pippi” e salgono su cavalli enormi mangiando prelibatezze svedesi, con le guance tutte rosse per il “fresco”. In Italia Pippi Calzelunghe è abbastanza conosciuta… ma non ancora abbastanza. L’avete letta recentemente?

E’ una storia meravigliosa, tradotta dall’arabo allo zulù, incantevole anche per noi adulti. Niente a che vedere con le storie giapponesi piene di sensi di colpa o con i cartoni di crudeli reality che i bambini di oggi guardano alla tv. Astrid Lindgren, omaggiata dalla Svezia con l’onorificenza della “Dama del sorriso”, ha inventato Pippi Calzelunghe per sua figlia Karin, ammalata di polmonite: un affar serio nel 1945. Così, racconta, le avventure di Pippi incantavano la piccola che ne voleva ancora e ancora. E alla fine ne nacque un libro bellissimo. Che, come spiega Concita De Gregori, la dice lunga sulla democrazia svedese, dove se la polizia trova un cliente con una prostituta arresta il cliente, le donne escono con le amiche la sera e superano il 50% dei parlamentari. Pippi è una bambina bella e libera, l’incarnazione della gioia di vivere e divertirsi che i bambini raggiungono …. solo se i genitori glielo lasciano fare. Infatti lei di genitori non ne ha: sua madre è un angelo e suo padre è un marinaio pirata, Re di un’isola, dove Pippi un giorno porterà i suoi amici “regolari”, Tommy e Annika, con cui condivide tutto quello che ha. Di conseguenza lei, dice Pippi di sè, è fortunata perchè è una principessa. Ed è ricca: suo padre, che vede raramente, le ha lasciato una valigia piena di soldi. Nessuno le dice cosa deve e non deve fare. E’ una forzutona e non ha paura di niente e di nessuno. Non va a scuola, non va dal dottore, non ha parenti. Si diverte alla grande, senza sensi di colpa! Vive a Villa Villacolle con due grandi amici: il suo cavallo bianco e il Signor Nillson, la sua scimmia. E il topo di casa, a cui mette ogni anno un alberino di Natale all’entrata della tana. E’ fiera delle sue lentiggini (che ai tempi si nascondevano sotto la cipria), dei suoi capelli rosso carota e delle sue treccine scombinate. Si veste, mangia e vive come le pare e piace. Infatti la mamma di Annika, educata e arrendevole, non è per niente contenta che sua figlia la frequenti. Pippi è intelligente, saggia e spiritosa, come solo i bambini sanno essere. Si fa tutto da sé, a partire dai vestiti coloratissimi e fantasiosi. Rappresenta l’avventura che fa ridere, come dice la sigla della serie televisiva: «Pippi, Pippi, Pippi, che nome fa un po’ ridere, ma voi riderete, per quello che farò»

Corre sui tetti, come un artista del circo, con i suoi enormi scarponi da clown. E- conclude Concita De Gregori, nell’introduzione ai due ‘audiolibri della Emons, in cui Marina Massironi legge, bene come sempre, Astrid Lingren – si definisce una Trovacose. Perché il mondo, è pieno di cose meravigliose che aspettano di essere trovate. E Pippi, come tutti i bambini, lo sa. «Senza paura, con la fortuna degli audaci, la generosità dei puri, l’allegria degli innocenti, la malinconia dei saggi. Trova cose e le regala, così alla fine non è mai sola: è sempre piena di quello che ha trovato e regalato, dei suoi ricordi, dei suoi progetti: due cose che non finiscono mai». L’audiolibro è bellissimo. Se dovete fare un viaggione è una bella idea. E’ bella anche la serie televisiva, ancora disponibile. Ma soprattutto sono belli da leggere i libri di Astrid Lindgren, non solo Pippi, ma anche la saga di Emil, Martina poggio di giugno, Vacanze all’isola dei gabbiani e tanti altri. Il problema con Pippi è che dice quello che pensa. E non si fa prendere per il naso dalle idee ben accette. Per questo forse, fa ancora un po’ paura. Invece è sana, sanissima. E fa venire voglia di uscire a giocare davvero, fuori, invece che “per finta” col telefonino di mamma o guardando la tv.

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Le cavalle sono prede e lo sanno. Per questo partoriscono di notte, il momento più sicuro, un istinto ancestrale che prevale ancora. Il 18 giugno 2015, dopo la mezzanotte è nata Luna. Il parto è stato facile, ma la puledrina, di pura razza Lusitana, aveva qualcosa che non andava. Il muso, più piccolo del normale e la mascella inferiore prominente. Ma soprattutto le gambine: erano state nella posizione sbagliata dentro la pancia della mamma e Luna faticava a reggersi in piedi.

Per fortuna è nata nella stazione di monta dell’Azienda Agricola Espy di Carpiano, seguita da un’èquipe di veterinari che aveva tutte le competenze per salvarla. Ora Luna è svezzata e guarita, pascola contenta assieme ad un’altra puledra. Pesa circa 200 kg (ma arriverà a pesarne più del doppio) ed è una “bambina” socievole e felice. Dopo la nascita ha avuto bisogno d’aiuto per mangiare e per stare in piedi. E ha portato delle scarpette correttive fatte apposta per lei, regolate ad arte grazie alle radiografie e all'”occhio” amorevole dei veterinari: ora le sue gambe sono perfette. Certo, non potrà mai fare il dressage e ha bisogno di qualcuno che la accolga.

«Quando l’ho incontrata – spiega Eleonora Bortolotti, presidente di Eureka – è stato amore a prima vista: per me è bellissima! Anche per me – ride Giusy Di Consolo, vicepresidente – che era insieme a Eleonora quando è scoccata la scintilla. Stavamo andando a trovare Renatino, il nostro cucciolo di asinello. Si era ferito al labbro e non riusciva a ciucciare il latte dalla mamma. Rischiava di morire e l’abbiamo portato di corsa dai veterinari dello studio associato di Carpiano che l’hanno salvato facendogli le flebo. E lì abbiamo visto Luna e ci hanno raccontato che non poteva fare più il dressage…Ci siamo guardate negli occhi e abbiamo pensato subito di portarla con noi a Cascina Cappuccina. Certo che però è impegnativo, ci siamo dette. E costoso. Ci vogliono due o tre anni per iniziare la doma. E ci vuole la persona giusta per poterla poi sellare e cavalcare… E se fosse adatta all’Ippoterapia? Ci siamo chieste? Ha degli occhi dolci che accarezzano il cuore!»

«In effetti – ci ha spiegato una delle veterinarie dell’equipe – i cavalli lusitani sono di natura docili e mansueti. Ma Luna in particolare è dolcissima. E’ abituata fin da piccola a farsi toccare per farsi curare: ha una fiducia innata negli esseri umani. In più, per i cavalli, non è tanto la madre naturale, quanto il branco, la tribù, ad essere importante. Per cui Luna, che non vive già più con la mamma e pascola con un’altra puledra, potrebbe crescere insieme a Renatino e gli asini diventerebbero la sua famiglia. Certo bisogna ricordarsi che è pur sempre una puledra e anche se è buona, pesa 200 kg: bisogna sapere come muoversi! Anche io voglio bene a Luna. E’ speciale anche per me. E che soddisfazione vederla crescere bene e sapere che andrà a stare bene».

C’era una volta una Cerentola al contrario che è diventata principessa togliendosi le scarpette…. E la fatina le ha portato una nuova famiglia proprio sotto il naso. Cosa dite, la adottiamo? partecipate al sondaggio sulla nostra pagina Facebook.

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